Produrre ossigeno in loco: la risposta autonoma all'aumento del fabbisogno di ossigeno

Il trattamento dell'insufficienza respiratoria acuta causata da casi gravi di Covid-19 prevede la ventilazione: l'ossigenazione del paziente tramite una maschera o l'uso di un ventilatore, in entrambi i casi alimentato da una fonte di ossigeno medico. In tempi di epidemie di coronavirus, la disponibilità di una quantità sufficiente di ossigeno medico in ospedale è quindi fondamentale.


In che modo la produzione di ossigeno in loco può fornire una risposta efficace all'aumento del fabbisogno di ossigeno che gli ospedali devono affrontare?


Quando un ospedale si dota di un generatore di ossigeno, diventa il proprio fornitore di ossigeno: l'ossigeno viene prodotto in loco, su richiesta, dall'aria ambiente. In questo modo l'ospedale diventa autosufficiente: non deve più fare affidamento sulle forniture di ossigeno sfuso o in bottiglia e non dipende più dalla capacità del suo fornitore di consegnarlo.


Migliaia di ospedali in tutto il mondo utilizzano già generatori di ossigeno medicale. Questa autonomia è ora alla portata di tutte le strutture sanitarie in Francia. I generatori di ossigeno sono dispositivi medici e l'ossigeno medico che producono è registrato nella Farmacopea Europea.


Un generatore di ossigeno in fonti primarie e secondarie: una riserva di ossigeno in caso di aumentato fabbisogno.


La capacità produttiva di un generatore viene dimensionata in base alle esigenze specifiche di ogni ospedale. Per gli ospedali con sale operatorie e/o unità di terapia intensiva, la capacità dei generatori è raddoppiata rispetto al fabbisogno nominale. Una preziosa riserva di ossigeno in caso di aumento anomalo del fabbisogno, come possiamo sperimentare oggi.

 

A fianco e sotto: cabina installata presso l'ospedale di Bayeux in Normandia, dotata di 2 generatori di ossigeno medicale e di un sistema di riempimento delle bombole ad alta pressione.

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